Forbes e il business delle classifiche che nessuno leggerebbe senza Selvaggia Lucarelli

Italian Wine Drunkposting
3 min readNov 13, 2024

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Manca poco al 2025 e scopriamo come vengono fatte le classifiche di Forbes

Notizia del giorno: Forbes prende soldi per le classifiche. Notizia ancora più sorprendente? Ce lo ricorda Selvaggia Lucarelli che racconta il retroscena sul Fatto Quotidiano: il glorioso inserto “100 Ristoranti & co Innovativi 2025”, partorito dal sito Il Forchettiere per conto di Forbes Italia, è in realtà una lista a pagamento. In altre parole, non siamo di fronte alla crème de la crème dell’enogastronomia, ma a una raffinata operazione commerciale di “inserimento schede ristoranti” da 2500 euro a colpo. La confusione sotto il cielo è grande, e la situazione, per citare un maestro, è eccellente.

Tutto parte da un anonimo ristoratore che segnala il modus operandi di Marco Gemelli, direttore di Il Forchettiere e, casualmente, anche addetto stampa di vari ristoranti inclusi nella guida. Il giochino è semplice: ci sono ristoranti davvero notevoli che finiscono nella guida senza sborsare un centesimo, mentre gli altri — i meno noti o affermati — vengono invitati a mettere mano al portafoglio per assicurarsi un posto in questo esclusivo club. Naturalmente, il lettore ignaro non ha modo di distinguere chi sia “in lista” per meriti e chi, semplicemente, per il bonifico effettuato.

Ed è qui che arriva la ciliegina sulla torta: alla fine della fiera, più della metà dei locali inclusi, come ammette lo stesso Gemelli, ha pagato il suo obolo. Forbes Italia era a conoscenza della cosa? Pare proprio di sì. Alessandro Mauro Rossi, direttore responsabile, in una dichiarazione da antologia, conferma: “L’unica cosa che forse abbiamo sbagliato è che non ci abbiamo scritto che era a cura della nostra concessionaria pubblicitaria. Ma è un inserto regalato, chi vuole lo legge e si diverte!”. Capito? Se vi piace, bene; se no, passate pure oltre. Anzi, vi stavamo facendo un favore!

Già qui si potrebbe chiudere la questione con un applauso scrosciante alla sincerità, ma Rossi non si ferma: “Non era meritocratico quell’inserto lì, era un’operazione commerciale.” E qui la Lucarelli, con un sarcasmo tagliente, conclude: “Sì, solo che vi siete dimenticati di dirlo.”

Questo episodio, del resto, è solo l’ennesima dimostrazione di un “giornalismo” gastronomico che ormai non si vergogna più di confondere informazione e pubblicità, mescolando il tutto in una salsa indistinguibile per chi sta a tavola (o, peggio, al ristorante pagante). E il vero paradosso è che, senza l’articolo di Selvaggia Lucarelli, probabilmente nessuno avrebbe mai letto questo inserto. Parliamoci chiaro: 100 Ristoranti & co Innovativi 2025 non è certo il genere di pubblicazione che fa battere i cuori; al massimo, poteva trovare posto sui comodini polverosi di qualche ufficio stampa o sul tavolino d’attesa di un locale in provincia.

Situazione attuale

La vicenda, però, è sintomatica di una realtà ben più grande e grottesca: la moltiplicazione dei premi e delle classifiche. Ci sono bollini per i vini, bollini per le creme alla nocciola, articoli realizzati “In collaborazione con le aziende”, sigilli di qualità per i ristoranti, diplomi da appendere in salotto. È un gioco al ribasso: i premi, ormai, non servono più ai premiati, ma a chi li conferisce, perché ogni riconoscimento ha un prezzo e ogni “Top” o “Best” è a pagamento. I ristoratori, e in parte anche i lettori, si chiedono: a chi giova tutto questo?

Forbes, in particolare, è esemplare nella sua prolificità: classifiche per i migliori Under 40, i migliori Under 30, le migliori aziende e i migliori imprenditori di qualsiasi settore. Il risultato? Un mare di medaglie che finiscono nel dimenticatoio collettivo. Selezioni che, senza dubbio, rappresentano più un business che un riconoscimento di valore.

Quindi, cari Forchettieri, cari Forbes, cari giornalisti che mescolano informazione e pubblicità senza farsi troppi problemi, fateci la cortesia di lasciarci in pace. Con il mercato dell’enogastronomia che già annaspa, è chiaro che non sappiamo davvero cosa farcene dei vostri premi a pagamento. Anche perché, in fondo, se pure una testata come l’autorevolissimo Forchettiere può dirsi “regolarmente registrata in tribunale”, allora IWDP potrebbe candidarsi tranquillamente come miglior piattaforma di informazione enogastronomica dell’anno. Ma — guarda un po’! — senza chiedere un centesimo a nessuno per il miglior piatto di canederli.

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