Proposta Vini 2025: vince il collettivo, ma una cantina calabrese conquista
Un catalogo che è un manifesto di curiosità, ricerca e proposte brillanti, costruito con cantine selezionate provenienti da tutta Italia, Francia, Spagna e non solo, con incursioni significative nell’universo degli spirits. La selezione di Proposta Vini ha conquistato la scena alla Stazione Leopolda di Firenze, attirando centinaia di professionisti: agenti, commerciali, enotecari, ristoratori, sommelier e non solo.
L’evento è stata un’occasione preziosa non solo per scoprire il catalogo 2025 e le sue referenze di punta, ma anche per confrontarsi con colleghi e amici sullo stato attuale di un mercato italiano sempre più complesso e competitivo. Nonostante le sfide, come il calo dei consumi e l’inasprimento delle sanzioni previste dal nuovo codice della strada introdotto dal Ministro Salvini, il focus è rimasto sulla qualità. E questa, ai banchi di assaggio, ha avuto la meglio persino sui venti di crisi, dimostrando che l’ottimismo, come si dice, è davvero il profumo della vita.
Da un lato gli spirits, dall’altro i vini: due anime complementari che definiscono un catalogo capace di abbracciare tutta l’Italia, con affascinanti escursioni europee. Il risultato? Un mosaico frutto di precisione, esplorazione e, perché no, di una sana voglia di sorprendere e divertirsi.
I grandi classici non tradiscono mai le aspettative, e anche quest’anno nomi come Marisa Cuomo, Travaglini, Paltrinieri, Brigaldara e Salvatore Foti hanno confermato il loro posto d’onore nel cuore dei professionisti. Ma ciò che ha acceso il fermento è stato l’arrivo di nuovi ingressi di prestigio, soprattutto dalla zona di Langa, e l’esplosione di piccole realtà del Sud capaci di emergere con personalità e coraggio.
Sul fronte del nebbiolo, Poderi Colla ha raccolto consensi unanimi grazie a un Barolo Bussia di grande profondità e finezza. Tuttavia, il vero protagonista del banco d’assaggio è stato il Pelaverga di Verduno: con le sue note di uvaspina, ribes e spezie, questo vino di ingresso si è distinto per una bevibilità fresca e giocosa. Un provocatorio paragone? Potremmo quasi definirlo un Sorbara fermo, con la stessa attitudine spensierata e conviviale.
Nell’estremo nord del Piemonte, dalle valli ossolane, Marco Garrone porta in scena una novità intrigante con il suo Prunent, clone locale del nebbiolo. Se le sue etichette ci hanno abituato a interpretazioni eleganti, fini e sottili, il Vigna Fornace cambia registro, offrendo un sorso più profondo e meditativo. Qui il nebbiolo assume una dimensione crepuscolare, avvolto da note di incenso, fuliggine e camino spento, per un’esperienza che si potrebbe definire quasi evocativa, capace di trasportare chi lo assaggia in atmosfere intime e raccolte.
Spostandoci a Rosignano Monferrato, il Castello di Uviglie sorprende con l’Albarossa, un incrocio affascinante tra nebbiolo e barbera. Questo rosso colpisce per la sua intensità e completezza: il colore vivido, la spinta decisa e la struttura ampia si uniscono a una pulizia impeccabile e a un sapore vigoroso. È un vino che non si limita a stupire per la sua originalità, ma che si impone come una presenza autorevole e ben radicata, capace di esprimere al meglio la fusione delle due anime che lo compongono.
Se il nord si fa strada con il rigore della tradizione, tra la grazia del Valpolicella Classico di Brigaldara, ammaliante nei suoi profumi di piccoli frutti rossi, e il richiamo padano del Buttafuoco di Picchioni, profondo nel colore e severamente tannico, la Campania ribadisce la propria leadership nel panorama dei vini bianchi. Il trittico Fiano, Greco e… Coda di Volpe si conferma un pilastro del bianchismo campano, con quest’ultimo vitigno finalmente protagonista di interpretazioni che lo riportano sotto i riflettori.
Due realtà, in particolare, si distinguono per costanza e coerenza nella valorizzazione della Coda di Volpe, troppo spesso relegata ai margini: Vadiaperti e Tenuta del Meriggio. Entrambe riescono a mettere in luce le straordinarie potenzialità di questa varietà ingiustamente sottovalutata. Il risultato? Sorso galoppante, tonicità spiccata e pronunciati richiami salini che ne fanno un vino tutto da scoprire e, soprattutto, da rivalutare.
Sul fronte dei vitigni aromatici, Armin Kobler, con la consueta precisione altoatesina, incanta il pubblico con interpretazioni centrate e geometriche di Chardonnay e Pinot Grigio. Tuttavia, il vero salto di qualità si manifesta con il suo Gewürztraminer, frutto di una tecnica di raccolta unica in tre fasi distinte per catturare altrettanti aspetti del vitigno: prima la freschezza, poi l’aromaticità e infine la polpa, grazie a grappoli quasi botritizzati. La vinificazione asciuga ogni residuo zuccherino, regalando un calice complesso e raffinato, che sprigiona profumi di petali di rosa, pesca matura, radice, zafferano e un intrigante accenno quasi di affumicatura.
In Trentino, invece, si alza il vessillo dei Piwi con il Solaris presentato da VenticinqueDieci — Azienda Agricola Calliari Maria Rita. Questo vino si distingue per una carica elettrica e dinamica, un frutto vivace e coinvolgente che richiama sentori di salvia, agrumi e pepe bianco. È un sorso che celebra la modernità e la sostenibilità, senza mai rinunciare alla profondità gustativa.
Notizia dell’ultima ora! Anche sui colli piacentini si può bere con gusto, pulizia enologica e un pizzico di divertimento. Il Mozzafiato di Pierluigi Camorali, una Malvasia di Candia frizzante metodo ancestrale, è la prova che il territorio può offrire vini moderni e accattivanti. Questo vino danza tra note varietali di erbe aromatiche, pesca bianca, marzapane, frutta candita e scorza di cedro, il tutto animato da una bollicina irriverente. Uno stile che si allinea perfettamente ai gusti di un consumatore contemporaneo, sempre più attratto da freschezza e bevibilità senza rinunciare a una certa complessità.
Sul fronte dei rossi di carattere e ritmo, merita una menzione speciale l’Ormeasco di Pornassio di Cascina Nirasca, una piccola realtà ligure gestita con passione da padre e figlio. Questo vino si distingue per un’espressione vitale, rinvigorente e coinvolgente, capace di ritemprare corpo e spirito. Non bisogna temere di definirlo un autentico “vino da borraccia”, perfetto compagno per chi si avventura sugli irti pendii della Liguria.
Dalle Marche prosegue il percorso di crescita della produzione spumantistica dei fratelli Cossignani, Edoardo e Letizia. Dopo i consensi raccolti con le loro referenze metodo classico a base di Pecorino e Sangiovese, i due si cimentano ora con una piccola ma promettente produzione di Chardonnay, ottenuto da una selezione massale di barbatelle provenienti da Avize. Il risultato è un vino che si distingue per energia, tensione e volume al palato, saporito e sempre invitante. Una proposta di tutto rispetto, soprattutto se si considera che questa realtà affonda le sue radici a Massignano, in provincia di Ascoli Piceno.
A Montalcino, invece, la solidità del territorio si conferma con le nuove annate. La Riserva 2019 di Terre Nere Famiglia Vallone e il Brunello 2020 di Col di Lamo spiccano per identità e carattere. Il primo colpisce per lo slancio e un sorso tonico e deciso, che lascia il segno. Il secondo sorprende per l’evoluzione stilistica: una composizione più essenziale e quasi algida, che rivela un’interpretazione più contemporanea e sofisticata del re dei rossi toscani.
Curiosità sì, ma anche molti punti interrogativi hanno accompagnato il Project Zeero, il marchio di proprietà della cantina chiantigiana Casa Emma. Dedicato alla produzione di vini dealcolati, il progetto propone due etichette dal design accattivante che raffigurano personaggi storici celebri per il loro spirito pionieristico e anticonformista. Il rosso è a base di sangiovese, mentre il bianco combina Chardonnay, Sauvignon Blanc e Vernaccia.
Fondato nel 2018, il progetto ha iniziato a muovere i primi passi concreti solo nel 2021, ma la sensazione è che il cammino sia ancora lungo. Sul piano organolettico, i vini sembrano più vicini al profilo di un succo di frutta: ananas per il bianco, mirtillo per il rosso. In bocca, la percezione diventa pastosa e dolce, nonostante l’assenza di residui zuccherini. È evidente che c’è una domanda in crescita per i vini dealcolati, ed è sicuramente positivo vedere produttori italiani impegnarsi in questa direzione, ma la qualità attuale dei prodotti lascia parecchio da desiderare.
Anche il prezzo richiesto per queste etichette solleva dubbi: per un mercato emergente come quello dei vini dealcolati, il rapporto qualità-prezzo è fondamentale per convincere un consumatore ancora scettico. Se da un lato è lodevole l’impegno a esplorare strade nuove, dall’altro la proposta necessita di miglioramenti significativi per diventare davvero competitiva e convincente.
Alla fine della giornata, c’è stato un banco d’assaggio che, pur nella sua semplicità e nella qualità costante, ha saputo convincere con forza grazie alla piacevolezza della proposta e all’invito alla beva. Perché, in fondo, un vino deve essere buono per essere bevuto e, ancora di più, per essere pensato! Parliamo della famiglia Scala e del suo Cirò Superiore “Etichetta Storica”.
Chi già conosce questa cantina della provincia di Crotone non sarà sorpreso, ma ciò non toglie che quest’anno abbiano raggiunto un livello superiore, offrendo un calice che si distingue per pulizia e precisione. Al naso, si sprigionano profumi di macchia mediterranea, spezie dolci, accenni salmastri e delicate note di viole appassite. Al palato, il vino si presenta con un corpo ricco, pieno e appagante, supportato da un grip tannico ben definito e da una freschezza vivace che invita al secondo sorso con grande soddisfazione. Da sottolineare anche il Magliocco Nero, un autoctono calabrese di carattere, che si esprime con note più cupe e terrose, tra richiami boschivi e una trama gustativa intrigante, degno compagno del Cirò.
In definitiva, cosa rimane di questo fine settimana? Il catalogo di Proposta Vini si distingue per audacia, creatività e una varietà compositiva che sorprende per originalità e tridimensionalità. Generi, territori, filosofie produttive e tipologie si intrecciano in una proposta che non teme di osare, puntando su vini capaci di esprimersi senza timori. A vincere e convincere, tuttavia, è soprattutto la forza di un collettivo ormai collaudato, che ha saputo guadagnarsi un rispetto crescente nel mondo della ristorazione e delle enoteche italiane. Un catalogo che non si limita a essere una selezione di etichette, ma diventa una mappa di idee, tendenze e visioni, sempre al servizio di chi cerca contenuti e carattere.