L’ira funesta del Gambero Ro$$o si abbatte sui produttori molisani

Italian Wine Drunkposting
3 min readSep 28, 2024

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Non c'è più nulla da fare per gli umili produttori di vino del Molise

Nelle profondità della notte senza fine, tra i filari deformati da un’oscurità che non apparteneva a questo mondo, aleggiava una verità agghiacciante: l’oscurità che si era risvegliata non era altro che il risultato della fame incolmabile di una creatura dimenticata, un’entità che attendeva il suo tributo. Non era il sangue o la carne a nutrire l’essere che si aggirava per le colline molisane. Era la fame di campioni d’assaggio per la Guida Vini d’Italia 2025, il tributo enoico che, in un atto di ribellione disperata, i produttori molisani avevano rifiutato di offrire.

Il Gambero Ro$$o era emerso dalle profondità per reclamare ciò che gli spettava. Ogni bottiglia non inviata, ogni cassa risparmiata dal sacrificio, aveva alimentato la sua furia e la sua brama incontrollata. Non erano state solo la negligenza o la paura a trattenere i produttori molisani: in loro cresceva la speranza che, ignorando quel rituale antico, si potesse scampare alla morsa dell’essere che aveva solcato i flutti dell’eternità per soddisfare la sua sete di tintilia, il principale autoctono della regione. Ma si erano sbagliati. La creatura aveva sentito la mancanza, aveva percepito l’assenza del tributo, e ora il suo risveglio era inevitabile.

Era affamata, non di semplice vino, ma dell’essenza stessa dei campioni che le sarebbero stati offerti. Quei piccoli bocconi di sacrificio, destinati a soddisfare il suo appetito rituale, non erano arrivati. E così la fame del Gambero si era mutata in una sete di vendetta che si estendeva oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre le dimensioni conosciute dagli unani. Ogni produttore che cadeva sotto le sue chele non era solo vittima di un destino crudele, ma di un debito non pagato, di un patto spezzato. Le casse che non avevano voluto inviare, il vino che avevano scelto di tenere per sé, ora diventavano la moneta del loro tormento eterno.

Un tempo considerato un vero scopritore di talenti, oggi il Gambero Rosso potrebbe evitare certe cadute di stile. Se nessuno ha inviato campioni dal Molise, forse invece di lamentarsi della scarsa partecipazione, sarebbe il caso di prendere la macchina e farsi qualche ora di strada fino in regione. Per scoprire i piccoli produttori bisogna anche sapersi muovere, non aspettare che tutto arrivi comodamente sulla propria scrivania. Giusto?

Il Gambero avanzava, fra le province di Isernia e Campobasso, divorando le anime dei vignaioli, reclamando quel che non gli era stato offerto. Ogni campione negato si trasformava in un grido di disperazione, in un soffio vitale inghiottito dall’oblio. E nel cuore dei sopravvissuti, la consapevolezza della propria colpa cresceva: i loro rifiuto di inviare il tributo non aveva solo risvegliato la creatura, ma l’aveva condannata a una furia cieca e implacabile. Il buio non era che la risposta inevitabile a un sacrificio non compiuto, una fame ancestrale che non poteva più essere arrestata.

Nelle ombre deformi di quella notte senza fine, il Gambero Rosso continuava la sua caccia, non più per necessità, ma per la sete infinita di campioni che mai sarebbero arrivati nella sua redazione in via Ottavio Gasparri a Roma. E per ogni vignaiolo, il pensiero era lo stesso: se solo avessero offerto il loro vino, se solo avessero pagato il loro tributo e le spese di spedizione, forse, solo forse, avrebbero potuto sfuggire a quell’incubo. Ma ora era troppo tardi. L’oscurità aveva reclamato la sua offerta, e nessuno poteva più sottrarsi alla fame inestinguibile della creatura.

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